Le classi 3A, 3B e 3C della Scuola Secondaria di primo grado di Piubega sono orgogliose di presentare il video “La Memoria che non passa”, che è  stato da loro realizzato nella primavera 2022 e con il quale hanno partecipato al Premio Nazionale “Luci nel buio della Shoah”4^ edizione – Premio Mombaroccio-Sarano. Il concorso è rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado e nasce 

per ricordare la storia dei “giusti” di Mombaroccio che nel 1944 salvarono la vita a numerosi ebrei tra cui la famiglia di Alfredo Sarano, segretario della Comunità Israelitica di Milano che, prima di sfuggire ai rastrellamenti nazisti, riuscì a nascondere le liste di 14mila ebrei milanesi sottraendoli così ai campi di sterminio. Anche la famiglia Sarano, composta da sette persone, fu protetta dai frati francescani del convento del Beato Sante, dai contadini Perazzini e Ciaffoni e da un giovane ufficiale della Wermacht di nome Erich Eder che, avendo scoperto la presenza degli ebrei, scelse di non arrestarli disobbedendo così agli ordini di Hitler. Per quel gesto il giovane soldato tedesco è onorato tra i “Giusti” nel Giardino internazionale Gariwo.(Liliana Segre)

Anche i nostri allievi, supportati dalle insegnanti di lettere e di arte, hanno onorato la memoria di una Giusta tra le Nazioni.

Il trascorrere del tempo sembra scandito dal suono delle gocce d’acqua che cadono lentamente da una
vecchia fontana; una macchina da scrivere servirà a raccontare, sulle pagine bianche, una storia tra tante,
una di quelle storie che rimangono nella Memoria di tutti, una di quelle storie che insegnano ancora oggi
cosa decidiamo di essere domani. Sotto le note strazianti di un violoncello, suonato ad apertura del video, si
allude al violino di Eva Maria Levy Segre, deportata ad Auschwitz e non sopravvissuta all’Olocausto. Quel
violino ora è custodito in terra cremonese, ma la memoria collettiva lo vede “viaggiare” in tutta Italia e non
solo. Alberga nel cuore di tutti noi. Qui però si vuole raccontare un’altra storia, meno nota, certo, ma a lieto
fine, sullo sfondo delle campagne tra Mantova e Cremona: la salvezza per una famiglia ebrea bresciana, i
Benyacar, grazie all’intervento di una donna mantovana, Margherita Beduschi-Zanchi. Quest’ultima,
modellista di Bozzolo – consigliata dal Padre cremonese Don Primo Mazzolari – fu riconosciuta “Giusto fra le
Nazioni”. Tutte le figure protagoniste di questa vicenda vengono interpretate da attori ripresi nella
penombra, sulla scia di una scelta volta a conferire una forte drammaticità al racconto. Tra ombre, disegni,
musica e danze, si narra la storia del pellicciaio Santo Benyacar, arrivato a Milano e poi trasferitosi a
Brescia, costretto ad arrendersi al volere nazifascista e a scappare durante l’intensificarsi delle persecuzioni.
L’alternarsi delle danze, che accompagnano il racconto, esprime, in quattro diversi atti,i momenti che
segnano la sorte della famiglia Benyacar: dall’apertura del negozio all’abbandono dello stesso, dalla
speranza del ritorno al lieto fine. Alcuni oggetti provengono dal Museo-Centro di Documentazione “Non solo
cose di Bozzolo”. Il titolo di presentazione, “La Memoria che non passa”, è un omaggio al libro di Don Primo Mazzolari: “La parola che non passa”.

 

LUCI_NEL_BUIO_DELLA_SHOAH_22.PDF